Il Veneto ha vissuto tra il 2018 e il 2022, 5.781 persone denunciate, 47 arrestati e 1.329 sequestri. Venezia è la provincia settentrionale con il più alto numero di reati ambientali, 662. La cifra è solo il culmine perchè molti di questi reati non arrivano nemmeno all’Autorità
Giudiziaria.
Sabato 5 Aprile , a Venezia Mestre, si è tenuto il convegno “Green Criminology : nuove prospettive sui reati ambientali”, che ha affrontato questo fenomeno.
«Le principali determinanti dell’illegalità ambientale – ha spiegato Marco Monzani, criminologo e direttore del centro SRIVI – sono legate alla scarsa attenzione sociale e politica al fenomeno – La consapevolezza del rischio ambientale non esiste, nemmeno tra le istituzioni», citando l’inquinamento da PFAS nelle province di Padova, Vicenza e Verona, che ha colpito centinaia di migliaia di cittadini.
In tutto questo è coinvolta anche la criminalità organizzata, che investe in settori come l’edilizi e lo smaltimento dei rifiuti.
«C’è bisogno di un impegno istituzionale per il contrasto e la prevenzione», ha proseguito Marco Monzani affermando che «la criminalità fa soldi con il traffico di opere d’arte, di cui Venezia è una delle città più saccheggiate al mondo».
La Green Criminology puù essere coinvolta nell’attenzione della cittadinanza e delle istituzioni sul rischio ambientale, in particolare per I terreni contaminati. In tutto questo i giovani possono risolvere i problemi ambientali partecipando a eventi informativi, informandosi e fungendo da portavoce per le generazioni precedenti che sono chiamati a costruire una “coscienza verde” e a gestire correttamente le catastrofi, esercitando una responsabilità importante e, allo stesso tempo, meritevoli di fiducia.
Eleonora Iacoponi per #CubeLive
Video: Matteo Contarin