La mostra “Migro” di Daniele Pinni nella biblioteca IUSVE sino al 18 gennaio

É stata inaugurata giovedì 28 novembre presso la biblioteca dello IUSVE “Migro”, una mostra composta da dieci opere dell’artista Daniele Pinni, realizzate su tavole ricoperte da coperte isotermiche trattate con polveri di colore e vernici alchidiche. Le opere saranno visitabili liberamente negli orari di apertura della biblioteca, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18 e il sabato dalle 9 alle 14 sino al 18 gennaio 2025.

«Con le opere raccolte in “Migro” – ha spiegato Daniele Pinni – ho cercato di raccontare il viaggio della persona migrante, che il mare sovrasta. Nei miei dieci dipinti, infatti, la persona non è direttamente rappresentata, ma è presente attraverso il dramma doloroso della sua mancanza. È la coperta isotermica, che danno ai migranti appena sbarcati, trattata con strati di vernice e polveri di colore, a dare il senso della tensione drammatica. L’opera d’arte e l’artista hanno sempre avuto il bisogno di comunicare l’esistenza dell’uomo; l’arte lo esegue con i mezzi espressivi propri del suo tempo, come nel mio caso».

La mostra accompagna la presentazione di un numero speciale di IUSVEducation, rivista interdisciplinare dello IUSVE, dedicato a una ricerca sulla condizione antropologica e psicologica dei migranti. “Migro” si propone di raccontare i “viaggi – odissea” nel Mediterraneo attraverso un linguaggio visivo potente e simbolico.

Lorenzo Biagi nel catalogo della mostra spiega che queste opere «come tante stazioni di una Via crucis che sembra non avere una fine, mostrano l’intenzione di raccontare queste vite perse, paradossalmente senza metterle in scena, ma sostando e sbattendoci addosso la furia di un mare, di una tempesta, di un vento e con dei colori che non lasciano scampo di salvezza per quelle vite».

La mostra si inserisce nel contesto della riflessione proposta dal nuovo numero di IUSVEducation, che esplora il significato del viaggio nel vissuto e nel progetto di vita del migrante. L’obiettivo è quello di andare oltre la lettura esclusivamente traumatica di questa esperienza, mettendo in evidenza le potenzialità e le capacità che i migranti sviluppano, spesso a caro prezzo, lungo il loro percorso.

 

Foto: Gaia Callegaro, Riccardo Secchi

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