Oltre le mura: un’esperienza al carcere minorile di Treviso

Il 9 e il 10 luglio, un gruppo di studenti IUSVE ha colto l’opportunità di recarsi presso l’IPM di Treviso: un’esperienza di volontariato formativa e di forte impatto.

Accompagnati dal responsabile e dal referente della Pastorale universitaria, don Matteo Chiarani e Luca Salaorni, noi studenti abbiamo avuto la possibilità di relazionarci con i detenuti in un contesto privo di pregiudizi, volto alla scoperta di una realtà che spesso resta nascosta agli occhi comuni.

Tutti gli studenti IUSVE si sono messi in gioco con empatia e creatività, proponendo attività mirate a costruire un clima di apertura, stimolare dinamiche di gruppo e abbattere le barriere — soprattutto quelle invisibili — che ci separavano.

Non sono serviti grandi strumenti: un mazzo di carte, dei palloncini, semplici parole. Ma più di tutto, ciò che i ragazzi dell’IPM sembrano aver apprezzato maggiormente è stato il confronto: il confronto con noi, così diversi ma allo stesso tempo simili, la curiosità per le nostre storie e il desiderio di raccontare le proprie.

A colpirci sono stati i volti, i gesti, gli sguardi di quei ragazzi con cui abbiamo condiviso alcune ore. C’è stato spazio per il gioco, il dialogo, lo scambio. E dietro ogni parola, ogni risata, si intravedeva un bisogno profondo: sentirsi ancora parte del mondo esterno.

Sono stati, in un certo senso, momenti di normalità.

È impossibile individuare un sentimento predominante: come per tutti gli adolescenti, anche all’interno dell’IPM convivono speranza, frustrazione, trepidazione.

In apparenza sembrano dei “duri”, bambini cresciuti troppo in fretta — e in un certo senso lo sono. A tratti si percepiva la rabbia di trovarsi costretti in un luogo che non sentono loro, ma in cui comunque non sono finiti per caso. A sorprendere è stata soprattutto la rassegnazione dei più grandi, quasi credessero in un futuro già scritto.

Eppure, nel gioco o in una battuta, riemergevano i loro occhi di bambini. È disarmante quanto sia facile riconoscersi in loro. Hanno le stesse paure che avevamo noi alla loro età, la stessa voglia di conquistare il mondo, di divertirsi, di conoscere.

L’esperienza ha messo in luce il funzionamento di un sistema spesso travisato dalla narrazione mediatica e cinematografica: è stato un punto d’incontro con la realtà di questi ragazzi, delle loro storie e condizioni all’interno dell’IPM.

Il valore dell’incontro è stato reciproco: per noi studenti, un’occasione per cambiare prospettiva; per i detenuti, l’opportunità di aprire una finestra sul mondo esterno.

Forse è vero che tutti gli esseri umani sono stati creati uguali, ma nella corsa della vita non tutti partiamo dalla stessa linea di partenza.

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